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domenica 26 agosto 2012

IL CAVALIERE OSCURO - IL RITORNO

La resa dei conti di Gotham


A 7 anni dal suo inizio (Batman Begins, 2005) e 4 dal fortunato, celeberrimo ed esaltatissimo sequel (Il Cavaliere Oscuro, 2008), il regista inglese Christopher Nolan porta a conclusione la saga che ha rilanciato con forza il personaggio di Batman nel panorama cinematografico.
E lo fa con coerenza e decisione, riuscendo a porre fine assai degnamente ad una delle saghe super-eroistiche più personali e originali del panorama attuale.
Il risultato è quello che si può probabilmente definire il miglior Batman a memoria di cinefilo.

Per raggiungere il risultato, paradossalmente, la figura di Batman viene posta in secondo piano, mentre grande importanza viene posta sulla figura del suo alter ego, il miliardario Bruce Wayne, portato attraverso il film lungo un tortuoso percorso fisico e psicologico che lo porterà a compiere la sua missione e a concludere il discorso portato avanti nei primi due film: l'importanza del simbolo come qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa che possa superare l'essere umano contingente e servire uno scopo superiore, ispirando il bene negli altri attraverso il proprio esempio.


Il capitolo conclusivo della saga risulta, come il predecessore, piuttosto lontano dal concetto standard di film sui supereroi. Raccoglie invece influenze e suggestioni da diversi generi cinematografici, dando vita ad un ibrido dal non perfetto bilanciamento, ma dall'enorme forza narrativa, caratterizzato da una grande epicità di fondo e da una carica emotiva capace di dare vita al film più emozionante della solitamente piuttosto algida filmografia di Christopher Nolan.

L'ambizione è sicuramente una caratteristica che non manca al regista (e cosceneggiatore) inglese, che mette in scena un film molto coraggioso (all'interno del genere di riferimento), attraversato da un anima corale dall'ampissimo respiro, caricandosi sulle spalle una grossa serie di rischi, decidendo ancora una volta di cambiare direzione, anzichè giocare sul sicuro e realizzare un "Cavaliere Oscuro 2" (e in questo senso è coraggiosa, dal punto di vista commerciale, la decisione di non reinserire il personaggio del Joker).
E se è pur vero che i difetti non mancano, gli aspetti positivi sono tali e tanti da renderli poco significativi e a restituire un senso di soddisfazione pressochè totale all'uscita della sala.

Certo, non per chi si aspetta una copia carbone dello stile e dell'impostazione del predecessore ormai di culto.


Bruce Wayne attraversa un percorso che lo raccoglie psicologicamente distrutto dalla fine del precedente film, e lo porta a confrontarsi definitivamente con i suoi demoni e le sue paure, passando attraverso l'annientamento fisico e psicologico, uccidendo sè stesso e le sue incertezze, le sue paure e sorgendo (rising) a nuova vita per concludere ciò che aveva iniziato, dimostrando che Batman, alla fine, non è altro che un simbolo, un modo per esorcizzare i propri demoni, che non è un essere superiore, un supereroe appunto, ma che può e deve essere soltanto un ispirazione.
Batman non è importante in quanto tale, ma solo in funzione di ciò che rappresenta.

Sopra questa base si va ad articolare un film corale di grande ampiezza spaziale e temporale, con numerosi personaggi e linee di trama che si vanno ad articolare e incrociare, come ormai siamo abituati ad aspettarci dal cinema di Nolan.
E se è indubbio che in questo processo alcune trame non vengano completamente sviluppate, che alcuni passaggi vengano forzati per esigenze narrative, che qualche personaggio non sia approfondito quanto si poteva sperare, è altrettanto vero che il film procede con coerenza e decisione fino al grandioso (e concettualmente inevitabile) finale.


Complessivamente si può parlare di un film di alti e bassi.
L'equilibrio non è la caratteristica principale di questo ultimo lavoro, che alterna picchi e cadute, senza riuscire a stabilizzarsi su un livello costante.
Le cadute sono dovute ad una sceneggiatura scricchiolante, che molto non spiega e che molto abbozza, che non sviluppa situazioni e personaggi al massimo della profondità, alcuni si limita ad abbozzarli, che si perde e si ritrova a convenienza, che ricorre spesso a forzature narrative, che si lascia spaventare dall'ampiezza della narrazione messa in gioco, e che talvolta non risulta all'altezza del compito che si prefigge.
E in questo non è aiutata (mascherata) da un montaggio chirurgico come quello del predecessore; perde il filo della narrazione, da vita a stacchi bruschi perdendo a volte il senso logico della narrazione, lasciando diversi aspetti nell'ombra, senza approfondimento.
Se si pensa che il primo montaggio del film risultava superiore alle 4 ore, è evidente che Nolan abbia tentato di rispondere a spinte produttive ed esigenze di narrazione, non riuscendo a conciliare i due aspetti.

Ma i picchi.
I picchi sono di altezza mai raggiunta nella filmografia di Nolan, sia in termini di costruzione delle scene, sia in termini di contenuto emozionale.
A partire dalla prima ora di film, un picco unico per intensità e livello di contenuti, senza neanche che Batman sia entrato in scena neanche per un secondo.
Per proseguire con scene e sequenze dal grande risultato. E così basta che si intraveda una figura nera sfrecciare nelle tenebre per sentire un brivido lungo la schiena, basta vedere un corpo a corpo brutale e disperato, reso ancora più duro dall'assenza di colonna sonora, basta un uomo che si arrampica su una parete verticale (opportunamente accompagnato da una grande musica questa volta) perchè tutto il resto passi in secondo piano.
E basta seguire Bruce Wayne/Batman attraverso il suo percorso, empatizzare con lui, vedere la coerenza con cui tutti i discorsi aperti si chiudono, respirare l'epica del racconto, cogliere i riferimenti all'attualità e alla letteratura, apprezzare l'ambizione tematica, lasciarsi emozionare per guardare questo film nel modo giusto, lasciar perdere tutto e seguirlo dove ci vuole portare.


Tecnicamente il film è impeccabile.
Nolan migliora molto dal punto di vista registico, mantenendo il proprio stile ma maturando soprattutto nella creazione di immagini forti e iconografiche, dando vita a momenti di grande spettacolarità visiva e di notevole forza comunicativa.
In questo è assistito (per l'ultima volta) dalla fotografia di Wally Pfister, che lavora in modo incredibile, dando vita a quella che è sicuramente la fotografia più ambiziosa e riuscita nel panorama dei blockbuster.

Gli attori sono tutti in parte, ben diretti da Nolan e impegnati nel raggiungimento dello scopo.
A partire da un Christian Bale eccellente nell'espressività e nel lavoro sul corpo, passando per una Anne Hataway sempre splendida nella sua recitazione, nonostante un ruolo un po' sacrificato, per seguire con un Joseph Gordon Levitt alle prese con il personaggio meglio scritto e più riuscito dell'intero film.
Non dimenticando i vari Gary Oldman e Michael Caine sempre eccellenti, in tutti e tre i film della saga.

Nota a parte per Tom Hardy, impegnato nel ruolo del villain di turno, Bane. Se la performance dell'attore inglese non è valutabile interamente, essendo composta per buona parte dalla voce e dalle sue modulazioni, perse nel doppiaggio, il lavoro che ha fatto sul corpo e sulle movenze è straordinario. Dalla calma apparente alla furia animale, tutti i passaggi sono evidenziati dalle sole movenze e dagli occhi dell'attore, terribilmente espressivi.
Il risultato è un villain che, pur non essendo scritto bene quanto il Joker, risulta terribilmente carismatico, potente, pericoloso. Decisamente riuscito.


Se si può trarre una conclusione, potrebbe essere la seguente:
Il film non è perfetto, tutt'altro, è colmo di imperfezioni e problemi, molto maggiori che nel predecessore, qualcuno lo potrebbe definire sgangherato, contorto, confuso, e non avrebbe torto nel farlo.
Ma quanto è vero che non si vive di sola perfezione formale, che spesso sono le emozioni ciò che conta di più, l'empatia, il trasporto emotivo, beh allora questo terzo film vince. Vince perchè imperfetto, vince perchè ambisce a darci qualcosa di più, vince perchè conclude un discorso iniziato 7 anni fa nell'unico modo possibile, vince perchè all'uscita della sala, lo voglio vedere di nuovo.