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giovedì 22 dicembre 2011

LE IDI DI MARZO

Sono sposato alla campagna, signor governatore




Il ritorno di George Clooney dietro la macchina da presa conferma senza dubbio il fatto che questo ruolo gli si addica ben più di quello di attore.
Adattando una piece teatrale, Clooney mette in scena una storia di illusioni, ideali spezzati, tradimenti che tiene fede al suo titolo.
Raccontando la campagna per le primarie democratiche nello stato dell'Ohio attraverso gli occhi dell'addetto stampa Steven Myers, il film riesce a colpire nel segno, seppur risultando a tratti eccessivamente programmatico.


Fin dalla primissima scena veniamo proiettati nel clima del film, fatto di macchinazioni e trucchi messi in pratica dallo staff di Mike Morris (George Clooney), in corsa per ottenere la nomination democratica alla presidenza degli stati uniti.
Di questo staff fa parte, tra gli elementi di punta, Steven Myers (Ryan Gosling), giovane ma già esperto addetto stampa, disposto a tutto per vincere, purchè "creda nella causa".

Pur peccando leggermente in lentezza nelle prime fasi, il film si prende il suo tempo per descrivere la situazione e far adattare il pubblico allo stile che si terrà lungo la narrazione. Poca azione, molte parole.
D'altronde è un film sulla politica, e cos'è la politica se non parole?
La sceneggiatura riesce in poche battute a descrivere con grande efficacia i personaggi e le loro caratteristiche fondamentali.
In questo è supportata dalla regia asciutta e pulita di Clooney, che dimostra, dopo Good Night and Good Luck, di saper maneggiare molto bene materiale di questo tipo, senza indulgere in virtuosismi o abbellimenti che mal si sarebbero abbinati con una narrazione di tal genere.


Quella che sembra inizialmente nulla più che una normale campagna elettorale, condotta comunque entro certi "limiti", degenera sempre più in uno scambio di colpi sotto la cintura tra le avverse parti, che porterà radicali mutamenti nel modo di vedere le cose da parte dei protagonisti di questa vicenda.
Timonieri che si troveranno in balia della tempesta degli eventi e dovranno lottare per riprendere la rotta.

In queste fasi la regia e la sceneggiatura concorrono molto bene nello sviare l'attenzione degli spettatori da quello che risulterà essere l'evento principe della campagna, portando il pubblico a credere che i fatti fondamentali siano altri.

Le dinamiche politiche sono descritte con grande accuratezza e verosimiglianza, rendendo sempre credibile quello che si vede.
Inoltre le ottime musiche di Alexandre Desplat aggiungono un substrato di tensione che aumenta ulteriormente il coinvolgimento del pubblico nella vicenda.


Tuttavia è impossibile non notare due buchi di sceneggiatura piuttosto grossi. Non ne scriverò perchè risulterebbero anticipazioni importanti sulla trama, ma invito a porre attenzione ad un paio di passaggi che risultano decisamente forzati.
Per carità, in un'ottica puramente cinematografica funziona tutto, ci si può passare sopra e farsi trascinare dal vortice degli eventi, ma riflettendoci, non si può fare a meno di evidenziarne la presenza.

Dal punto di vista tematico il film risulta ambivalente: coraggioso da una parte, programmatico e un po' ruffiano dall'altra.
Il coraggio di sicuro non manca, nel descrivere una disillusione nella politica che, dopo un mandato Obama, si respira negli stati uniti e nel mondo, dopo l'entusiasmo iniziale, e nel mettere in evidenza il potenziale corrosivo del potere, che non lascia immune nessuno.

Ma al contempo è ruffiano nel fare questo.
E' chiaro che, in questo momento, è facile girare un film "antipolitico", è facile fare presa sul pubblico con un messaggio così nettamente negativo.
Non ci si pone il problema di mediare, di mostrare qualcosa di buono, ma si descrive un sistema corrotto e immorale fino al midollo, in grado di sbriciolare ogni tipo di speranza.

Mi sarebbe piaciuta una descrizione più sfumata, meno dicotomica. Ma sono gusti personali.


Le idi di marzo rimane comunque un film più che buono, ben scritto, ben girato, ben interpretato (Gosling sugli scudi, confermandosi probabilmente il miglior attore della sua generazione, ma tutto il cast, composto da alcuni dei migliori caratteristi in attività, è in parte e convincente in ogni frangente.), che consiglio a tutti, con un potenziale grandissimo.
Probabilmente non espresso fino in fondo, ma dopo l'ultima scena, è impossibile rialzarsi dalla poltroncina del cinema senza sentire un piccolo nodo allo stomaco.

G.C.

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